La sindrome del tunnel carpale

Cos’è la sindrome del tunnel carpale

Per sindrome del tunnel carpale si intende un insieme di segni e sintomi causati dalla compressione del nervo mediano al polso, all’interno di un canale anatomico chiamato appunto tunnel carpale. Tale patologia rappresenta la forma più frequente di compressione nervosa nell’arto superiore nell’età giovane e adulta.

I sintomi della sindrome del tunnel carpale

L’esordio della malattia solitamente è caratterizzato dalla comparsa di dolore e alterazione della sensibilità in particolare alle prime tre dita della mano e, talvolta, del quarto dito, seppur con una certa variabilità. I sintomi possono variare in termini di gravità e di velocità di presentazione, talvolta in modo graduale ed in altri casi con andamento variabile, con periodi di disturbo intervallati da momenti di sollievo. Spesso i disturbi sono più gravi durante la notte (per la tendenza in molte persone a dormire con i polsi flessi e causando così un’ulteriore compressione del nervo) al punto da causare il risveglio nel tentativo di trovare una posizione più “comoda”, ma in altri casi la percezione della malattia si protrae anche durante il giorno, con un calo progressivo nella forza della presa al pugno e relativa caduta di oggetti. Con il peggioramento della patologia si assiste alla cronicizzazione di tali disturbi e al progressivo instaurarsi di dolore e debolezza anche nei muscoli alla base del pollice (denominati muscoli dell’eminenza thenar), fino ad una loro atrofia, con assottigliamento e comparsa di un avvallamento in tale sede nei casi più gravi.

  • Fattori anatomici, per esempio un tunnel carpale stretto;
  • Sesso, in quanto la malattia è più frequente nelle donne;
  • Traumi pregressi (per esempio fratture) al polso, che possano aver alterato l’anatomia del tunnel carpale e creato punti di compressione nervosa;
  • Condizioni pre-esistenti di sofferenza nervosa, quali malattie croniche come il diabete, artrite reumatoide con progressiva deformità del polso, tenosinoviti (cioè infiammazione delle guaine dei tendini che corrono all’interno del tunnel carpale) che possono ulteriormente comprimere il nervo mediano;
  • Obesità;
  • Alterazioni del bilancio idrico del corpo, spesso associate alla gravidanza e alla menopausa (in queste circostanze la malattia può anche risolversi da sola al termine di tale condizione);
  • Attività lavorative, specialmente nei casi di lavoratori manuali con movimenti ripetitivi e prolungati in flessione del polso, oppure utilizzo di oggetti vibranti ecc. Va detto però che tali associazioni non hanno ancora trovato una conferma come cause dirette alla comparsa della sindrome.

La diagnosi della sindrome del tunnel carpale

  • La diagnosi è innanzitutto clinica, grazie ad un’accurata anamnesi del paziente e all’esecuzione di test manuali dedicati.
  • Segue un’indagine strumentale che avviene mediante l’esecuzione di un esame neurofisiologico denominato elettromiografia: tale esame consente lo studio della “attività elettrica” del nervo mediano nei muscoli per capire la gravità della malattia, consentendo al medico di dare al paziente la giusta indicazione sul tipo di trattamento da eseguire.

Il trattamento della sindrome del tunnel carpale

Il trattamento della sindrome del tunnel carpale si rende necessario per la tendenza della malattia a peggiorare nel tempo, per cui una diagnosi precoce del problema può aiutare chi ne soffre ad ottenerne la risoluzione in tempi ragionevolmente brevi.

  • Trattamenti conservativi (o “non chirurgici”): se diagnosticata ancora in fase iniziale, la patologia può essere trattata senza ricorrere alla chirurgia, mediante l’utilizzo di tutori di polso che ne mantengano la posizione estesa (specialmente la notte e durante le attività lavorative), l’assunzione di FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei), la possibilità di modificare le attività quotidiane che possono avere correlazione con la malattia, esercizi fisioterapici per migliorare lo scivolamento del nervo mediano al polso, iniezioni locali di corticosteroidi nel tunnel carpale sfruttandone la forte azione anti-infiammatoria.
  • Trattamento chirurgico: se la diagnosi della patologia avviene già in fase avanzata oppure non vi è stata una buona risposta ai trattamenti conservativi, è possibile trattare la sindrome mediante la chirurgia. Gli approcci odierni oramai si avvalgono di interventi eseguiti in regime di day-surgery, in anestesia locale e comportano l’ospedalizzazione solamente per l’esecuzione della procedura, con dimissione immediata. L’intervento è denominato decompressione del nervo mediano ed è eseguito sia per procedura a cielo aperto (attraverso una piccola incisione cutanea al palmo della mano), sia per tecnica endoscopica (con strumento dedicato munito di piccola telecamera). In entrambi a casi esso è mirato all’apertura del tunnel carpale tramite incisione del legamento trasverso del carpo che rappresenta il punto di compressione del nervo mediano all’interno del polso. Solitamente i punti di sutura della ferita chirurgica sono rimossi a distanza di circa 2 settimane dall’intervento. La cicatrice andrà trattata con massaggi scollanti e creme dedicate per ridurne lo spessore ed i possibili disturbi. Per tutto il primo mese successivo all’esecuzione dell’intervento è importante rimanere a riposo evitando attività pesanti/lavorative. Il reintegro al lavoro è consentito dal secondo mese in modo graduale ed avendo cura di non sollevare pesi superiori ad 1-2 kg, mentre a 6-8 settimane dall’operazione sarà possibile il ritorno all’attività abituale completa, consapevoli che talvolta un recupero completo può richiedere anche 6-12 mesi. Infine, è giusto ricordare la possibilità, se pur rara, di recidiva anche dopo la procedura chirurgica che potrebbe richiedere una seconda e più estesa operazione.

Dott. Filippo Zanotti

Medico Ortopedico, Chirurgo della mano.