La Terapia Manuale

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Che cos’è la Terapia Manuale?

La Terapia Manuale è una specializzazione della fisioterapia, riconosciuta a livello internazionale, indirizzata alla prevenzione, valutazione e trattamento di numerose patologie dell’apparato muscolo scheletrico attraverso un approccio di tipo manipolativo. 

Una storia antica

Ippocrate, V sec. a.C.

La nascita e lo sviluppo della Terapia Manuale sono legati alla storia della Medicina: Ippocrate, padre della medicina, nel V° secolo a.C., parlava dell’importanza dell’allineamento della colonna vertebrale, in quanto essa “ha in sé causa ed effetto”.

Fino al I° sec d.C., si trovano accenni ai trattamenti manuali, nelle opere prima di Galeno e poi di Avicenna. 

Il Medioevo invece, con il suo oscurantismo religioso, rappresenta un periodo buio per la Medicina e per la Terapia Manuale che vengono poco praticate e insegnate.

Solo nel Rinascimento, la Medicina e l’interesse per i gesti terapeutici rinascono. Ambroise Paré (1510-1590), celebre chirurgo dei reali francesi, contribuisce notevolmente allo sviluppo della chirurgia ortopedica e consiglia il ricorso alla trazione e alla manipolazione nel trattamento delle deviazioni vertebrali. In Inghilterra Friar Thomas pubblica, nel 1656, il lavoro “The complete bone-setter”, dove descrive delle tecniche di manipolazioni periferiche. John Hunter (1728-1793), medico scozzese, insegna il valore del movimento dopo una ferita allo scopo di prevenire delle rigidità e delle aderenze.

Gli inizi del XVIII secolo però portano ad un nuovo declino della Terapia Manuale, poco valorizzata  e denigrata dai medici chirurghi del tempo, come inutile se non nociva. La manipolazione viene, allora, a rifugiarsi nel campo dei guaritori (rebouteux). Il “reboutage” si sviluppa in Inghilterra nel XVII e nel XVIII secolo come un «affare di famiglia», che si trasmette di generazione in generazione come un segreto ben custodito. I guaritori ritengono che un osso, che presenta un errore posizionale («spostato»), produca un dolore muscoloscheletrico e che questo dolore possa essere alleviato da una manipolazione vertebrale per ripristinarne l’allineamento. A fine ottocento, la manipolazione, suscita nuovamente un interesse e rappresenta il soggetto principale della corporazione chirurgica, al momento dell’incontro annuale della British Medical Association. L’opinione del corpo medico quanto alla manipolazione sembra ammorbidirsi e la sua efficacia è sempre più riconosciuta.

Illustrazione di un uomo che pratica la terapia manuale, S. Vishnevskiy, 1886

Il XIX secolo vede anche la nascita di diverse professioni verosimilmente influenzate dai guaritori e provenienti dalla Terapia Manuale: l’osteopatia, la chiropratica e la fisioterapia.

Anche attraverso i padri fondatori dell’Osteopatia, Andrew Taylor Still (1828-1917) e della Chiropratica, Daniel David Palmer (1845-1913), l’approccio manipolativo a scopo curativo viene promulgato e portato all’attenzione. 

Tuttavia, è con la nascita della prima scuola universitaria per fisioterapisti in Svezia nel 1813 (Royal Central Institute for Gymnastic) e della Academy of Manipulative Therapy di Londra, agli inizi del novecento, che la fisioterapia e la Terapia Manuale entrano definitivamente a far parte della Medicina. Non è possibile non menzionare il lavoro di Edgar Ferdinand Cyriax (1874-1955), superbo difensore della collaborazione medico – fisioterapista, e di suo figlio James Henry Cyriax (1904-1985), uno dei fondatori della medicina ortopedica e ideatore della metodica di trattamento omonima.

La vera anima della Terapia Manuale acquista un vero slancio nella seconda metà del XX secolo. Questo periodo vede la comparsa, più o meno contemporanea, di diversi concetti sviluppati da fisioterapisti  (Concetto Kaltenborn-Evjenth, Concetto Maitland, Concetto Mulligan, Metodo McKenzie, Concetto neurodinamico) tutti tanto creativi quanto rigorosi. La ricerca scientifica verrà, in seguito, a confermare numerose delle loro ipotesi. 

La terapia manuale ai gironi nostri

La Terapia Manuale moderna si caratterizza per l’incorporazione crescente della ricerca nella pratica clinica e per il cambiamento di paradigma: passaggio da un approccio basato soprattutto sulle opinioni di esperti a un approccio documentato da dati oggettivi e dimostrati. Al momento in cui prende le sue decisioni, il fisioterapista, consapevole della sua perizia clinica e dei valori del paziente, prende in considerazione i dati probanti provenienti dalla ricerca applicata. Questo iter favorisce l’integrazione di nuove conoscenze come la fisiologia del dolore, la neurofisiologia, la neurodinamica e i diversi modelli di classificazione di presentazioni cliniche.

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Tecnica di manipolazione dei tessuti muscolari suboccipitali.

Che cosa comprende una seduta di Terapia Manuale?

Una seduta di Terapia Manuale comprende 3 fasi:

  1. Raccolta dati: il paziente viene intervistato dal terapista. Vengono raccolti i dati anamnestici del paziente (patologie pregresse o recenti, traumi, situazioni di varia natura, che potrebbero influenzare o essere responsabili del problema lamentato dalla persona). Il terapista esperto e specializzato stabilisce se il paziente è idoneo a ricevere un trattamento di Terapia Manuale. Qualora ci fossero segni e sintomi di natura dubbia, la persona viene rinviata al proprio medico per eseguire eventuali approfondimenti diagnostici. 
  2. Valutazione clinica: il terapista esperto e specializzato esegue dei test clinici ortopedici e neurologici sul paziente nonché una valutazione dei suoi movimenti attivi. Questi test confermano al terapista le ipotesi sulle cause del problema lamentato dalla persona. Anche in questa fase, qualora le manovre diagnostiche evidenziassero situazioni non idonee al trattamento manipolativo, non sarebbe possibile procedere alla fase del trattamento e il paziente verrebbe rinviato al proprio medico per eseguire gli approfondimenti del caso.
  3. Trattamento: una volta individuate le strutture problematiche, il Terapista esegue sul paziente tecniche e manovre terapeutiche manuali di varia natura con lo scopo di modificare la quantità e la qualità del movimento delle strutture coinvolte, nonché di ridurre il dolore o lo stato di congestione locale (edema). Esse comprendono: mobilizzazioni e manipolazioni articolari, massaggi, allungamenti articolari e muscolari, manipolazioni fasciali, linfodrenaggio,  ecc…  Al termine del trattamento, vengono mostrati al paziente degli esercizi terapeutici da eseguire in autonomia che hanno lo scopo di mantenere e potenziare i risultati terapeutici ottenuti tramite il trattamento manipolativo.
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Mobilizzazione postero anteriore del rachide.

Quando è utile la Terapia Manuale?

Semplificando, la maggior parte dei problemi in medicina possono essere raggruppati in due grandi gruppi:

1) Problemi strutturali od organici: sono situazioni nelle quali è presente un danno di un organo o di un tessuto del corpo; sono problemi di competenza di un medico specialista. Pensiamo ad esempio ad una frattura. Essa va curata con un approccio medico: valutazione del danno tramite esame radiografico e successivamente intervento di sintesi della frattura e/o immobilizzazione. 

2) Problemi funzionali: sono situazioni nelle quali il danno strutturale non è presente o è stato ripristinato da un intervento medico ma è presente un disturbo della funzionalità del corpo. Ad esempio, la persona è impossibilitata o è in difficoltà ad eseguire le attività della vita quotidiana (alzarsi, sedersi, camminare ecc…).

La Terapia Manuale è utile nei problemi funzionali, identificando le cause che impediscono l’esecuzione di varie attività e proponendo percorsi terapeutici idonei al caso. Alcune condizioni in cui è utile la terapia manuale sono:

  • Recupero post trauma distorsivo;
  • Recupero post intervento;
  • Cervicalgia;
  • Lombalgia;
  • Cruralgia;
  • Coxalgia;
  • Dolori alla Spalla;
  • Epicondiliti;
  • Epitrocleiti;
  • Sciatalgie;
  • Cervicobrachialgia;
  • Ernie del Disco;
  • Colpo di Frusta;
  • Periartriti;
  • Artrosi;
  • Cefalea Muscolo Tensiva;
  • Stati tensivi muscolari;
  • Edemi distrettuali;
  • Cicatrici ipertrofiche;
  • Disturbi neurologici (es: disestesie, parestesie);
  • Problemi posturali (scoliosi, ipercifosi, iperlordosi);
  • Stati di immobilizzazione prolungati, ecc.
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Tecnica di mobilizzazione dell’articolazione della spalla.

La Terapia Manuale può nuocere?

Gli effetti avversi documentati in terapia manuale sono scarsi, se non in qualche caso dopo manipolazione chiropratica.

La competenza del Terapista Manuale sta nel capire se la metodica stessa possa fare al caso del paziente – tramite la raccolta anamnestica e un’approfondita valutazione -, nel dosare lo stimolo terapeutico per ridurre al minimo gli eventuali effetti avversi momentanei (irritazione della parte trattata) e nel motivare la persona all’auto trattamento, tramite gli esercizi proposti.

Fonte

E.Maheu et al. “Concetti e storia della terapia manuale ortopedica” – EMC – Medicina RiabilitativaVolume 21, Issue 3, September 2014, Pages 1-9

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